La mostra all’ospedale di Lecco
Takashi Paolo Nagai, il senso del vivere e la speranza nella sofferenza
L’esposizione aperta dall’1 al 9 marzo. Venerdì alle 17 l’inaugurazione
Una scelta non casuale, quella di presentare la mostra nella particolarissima location dell’ospedale Manzoni di Lecco. Perché il protagonista è un medico in odor di santità, vittima della leucemia e della bomba atomica di Nagasaki; le sue riflessioni son tutte dedicate alla ricerca del senso della vita (e della morte); il suo impegno profuso instancabilmente nella cura dei malati e della sofferenza di un popolo alla ricerca della speranza e della volontà di ricostruire dopo gli orrori della guerra.
La mostra s’intitola “Takashi Paolo Nagai. Annuncio da Nagasaki”, e sarà aperta all’ospedale di via Eremo dal 1° al 9 marzo: un’installazione accoglierà i dipendenti e gli utenti della struttura nella grande hall d’ingresso, mentre la parte principale dell’esposizione e un maxischermo saranno allestiti al Piano -1 e nella hall dell’Aula Magna. Presentata al Meeting di Rimini nel 2019, e da allora itinerante in decine di città italiane ma pure all’estero, la mostra viene riproposta a Lecco per iniziativa di un gruppo di medici, infermieri, operatori della sanità pubblica, con il supporto del Centro Culturale Alessandro Manzoni e la Compagnia delle Opere Lecco Sondrio.
I promotori vogliono così interrogarsi e provocare la riflessione su temi ineludibili per chi dedica la propria vita e la propria attività professionale alla cura dei malati: la sofferenza, il dolore, la speranza di guarigione piuttosto che l’esito infausto delle pratiche sanitarie sollecitano anche una continua ricerca per la risposta alla domanda di significato dell’esistenza. Questioni ancor più incalzanti dopo l’epidemia di Covid che ha causato tanti drammi, stressato il personale ospedaliero, amplificato i problemi della sanità.
La figura di Takashi Paolo Nagai, a oltre settant’anni dalla scomparsa, può contribuire a questa ricerca. Giapponese, medico radiologo cresciuto nella tradizione shintoista e buddista, poi ateo e positivista per gli studi universitari, convertito al cristianesimo dopo la morte della madre e grazie a Midori, la futura moglie, Nagai vive gli anni drammatici dell’espansione nipponica fino alla Seconda Guerra Mondiale. È all’ospedale universitario di Nagasaki quando l’atomica colpisce la città. Tra i pochi sopravvissuti, si spende per soccorrere i feriti. Sofferente di leucemia, presentendo la morte fa costruire una capanna nell’epicentro dell’atomica, e da qui inizia una eccezionale testimonianza. Forte della sua fede e leggendo nell’olocausto dei concittadini un sacrifico per la pace, chiama i giapponesi alla rinascita e fa piantare mille ciliegi come segno di speranza.
Nel Giappone dove i cristiani sono esigua minoranza, diventa punto di riferimento per il Paese che vuol ripartire. In tempi recenti l’arcivescovo di Nagasaki Joseph Mitsuaki Takami ha concesso l’imprimatur canonico e l’autorizzazione alla diffusione della preghiera ufficiale per invocare l’intercessione e la canonizzazione dei coniugi Takashi Paolo e Midori Marina Nagai.
Di tutto questo si parlerà all’inaugurazione della mostra venerdì 1° marzo alle ore 17, nell’Aula magna dell’ospedale, presente la curatrice Paola Marenco: medico, già responsabile del Centro Trapianti di Midollo dell’Ospedale Niguarda a Milano, la Marenco è tra i fondatori dell’Associazione Medicina e Persona. Venerdì 8 marzo ne discuteranno anche il dottor Antonio Ardizzoia, oncologo; Alessandro Negri, infermiere; Alberto Riva, che ha frequentato l’area oncologica del Manzoni come paziente (ore 21, sempre Aula magna dell’ospedale).
È consigliato visitare la mostra accompagnati da una delle tante guide ufficiali: per informazioni e prenotazioni scrivere a segreteriamostranagai.lecco@gmail.com.
“Takashi Paolo Nagai. Annuncio da Nagasaki”.
Ospedale Manzoni Lecco – Hall d’ingresso e Piano -1 (area Aula magna)
Venerdì 1° marzo – sabato 9 marzo. Orari: 9.30 – 13; 14.30 – 18.30
Inaugurazione: venerdì 1° marzo ore 17, Aula magna. Con Paola Marenco, curatrice della mostra