L’opera benefica di alcune volontarie della Valsassina
Lei si è iscritta all’Università della Terza Età, perché vuole nutrirsi di stimoli nuovi, percorrere sentieri inesplorati, mentre il suo pensiero e il suo cuore non smettono mai di seguire il filo.
Già, il filo dei gomitoli, quello che intreccia con instancabile tenacia insieme ad altre volontarie del luogo, per realizzare sciarpe, calze, indumenti e coperte a beneficio dei bambini ammalati.
Questa meravigliosa prospettiva rimanda a qualche considerazione.
Nell’immaginario collettivo, anche grazie ai poemi e ai racconti, si evidenziano figure femminili intente a filare la lana, a tessere o a cucire. La Penelope di Omero realizza la tela di giorno e la disfa di notte per ingannare i Proci, la Silvia di Leopardi percorre con la mano veloce la faticosa tela, la Signorina Felicita di Gozzano cuce i lini. Per non parlare della Parca del villaggio che intesse l’infanzia di Luzi con quella della madre del poeta, il quale vuole offrirci simboliche suggestioni.
Insomma, quando gli autori di miti antichi o moderne figure si propongono di denominare le mansioni domestiche di una donna, vanno subito col pensiero a questa attività, una mitopoiesi, al contempo elevata e gravida di necessità.
La preziosa arte di intrecciare il filo per produrre capi d’abbigliamento e altri generi di diversa utilità è giunta fino ai nostri giorni, anche come lavoro a domicilio che si traduce nell’uso di ferri e uncinetto. Perpetuare abitudini da eredità raccolte, perseguire scopi umanitari, favorire il proprio stato di benessere non solo di tipo interiore ma anche fisico, dal momento che il lavoro a maglia stimola le endorfine, sono alcuni dei fini benefici che possiamo individuare.
Chi coltiva l’attitudine del lavoro a maglia, si sente sempre dentro quel filo che attorciglia per migliaia di metri in svariati modi. E naturalmente di quei gomitoli ne occorrono tanti.
Carla, che viaggia lungo le rotte dei suoi provvidenziali intrecci, posizionerà una scatola in qualche luogo strategico della zona per raccogliere un po’ di quel filo che permetterà a lei e ad altre volontarie di avvolgere, nel calore di un gesto gratuito, piccole e fragili vite.
Teresa Cassani