La principale caratteristica del Fascismo ? La Cialtroneria

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Non sono molto d’accordo con le affermazioni di Antonio Scurati sul Fascismo, e sul conseguente accesissimo dibattito che, ormai ogni anno in occasione del 25 Aprile si apre nel “teatrino della politica” italiana.
Secondo l’autore della ottima trilogia su Mussolini la caratteristica principale del Fascismo è stata la violenza: dalle Squadre d’Azione alle rappresaglie contro i Partigiani nel 1943-44. Si, certo, la violenza è stata un elemento innegabile del Fascismo, e anche della sua affermazione negli anni 1921-22.
Però secondo me – e io sono un professore di Storia che da più di 20 anni ormai non legge quasi altro che libri sul Fascismo e la II Guerra Mondiale – non è quella la sua principale fisionomia.
Quale allora la sua caratteristica ? A mio parere la CIALTRONERIA. E’ un termine poco aulico, forse un po’ dialettale e popolare, ma non me ne viene in mente uno migliore per definirlo.
Il Fascismo fu soprattutto un movimento di cialtroni, di scarsa cultura economica e di scarsa qualità, che dominò l’Italia per venti anni, con arroganza stupida e anche violenza, portandola ad un inevitabile disastro.

Mussolini stesso era un uomo che fino al 1914 apparteneva all’Estrema Sinistra (Massimalisti) : fu nominato Direttore dell’Avanti a Milano nel 1913 perchè lui , più volte arrestato dai Carabinieri (con cui non ebbe mai un buon rapporto, lo arrestarono anche il 25 Luglio del 1943) era bravo a discettare di “dittatura del Proletariato” ed altre amenità del genere.

Fu letteralmente buttato fuori dal Partito Socialista quando si schierò a favore degli Interventisti nella I Guerra Mondiale, e questa umiliazione gli bruciò per tutta la vita, come giustamente hanno scritto sia Scurati che Antonio Pennacchi, l’autore del “FascioComunista”.

Prima del Fascismo alla guida della politica italiana c’era gente seria, alcuni anche parecchio reazionari (Liberali di Destra, oggi li definiremmo, come Pelloux, lo stesso Crispi, che pure era stato un Garibaldino,) ma in ogni caso preparata : molti provenivano dalla scuola amministrativa torinese e sabauda.
L’ineguagliabile Quintino Sella, che unificò l’economia italiana sollevandola dal deficit, Gaetano Romagnosi, il professore di Diritto che unificò le diverse legislazioni degli Stati pre-unitari, il toscano Barone Ricasoli, per non parlare di Giovanni Giolitti, che sarà anche stato il “Ministro della malavita”, come aveva scritto Salvemini, ma introdusse delle Riforme sociali profonde e benefiche, a favore dei lavoratori.

Dopo il 1922 quella che si affermò invece era una classe dirigente molto mediocre e raffazzonata, desiderosa solo di arricchirsi anche con la violenza, che non aveva alcuna ideologia politica precisa : lo stesso Mussolini scrisse solo nel 1933 per l’Enciclopedia Treccani una definizione socio-politica del Fascismo, ma fino allora ideologicamente si era barcamenato in modo abbastanza confuso. Il programma fondativo di Piazza San Sepolcro del 1919 ad esempio prevedeva la nazionalizzazione delle Banche, dei Beni della Chiesa e forti limitazioni alla proprietà privata.
Dopo la Marcia su Roma (anche questa una manifestazione “cialtronesca”, Alberto Moravia che la vide da giovane l’aveva paragonata a una “sfilata di cacciatori” male armati e disorganizzati) si affermò una classe dirigente di cultura mediocrissima e soprattutto avida.

Tutta l’azione politica di Mussolini fu sostanzialmente casuale: soprattutto il suo avvicinamento alla Germania di Hitler nel 1936, dopo le “inique sanzioni” comminate dalla Società delle Nazioni all’Italia a causa dell’aggressione all’Etiopia.
Per venti anni l’unica cosa che gli interessava era la propaganda, elargita a mani basse dal Minculpop: tutto doveva essere non solo controllato dal Governo fascista, ma doveva servire alla mitizzazione del “Duce”. Tangenti, affari loschi e corruzione nel frattempo prosperavano, nell’asservimento e controllo della Stampa e degli organi di informazione all’epoca esistenti.
Il massimo della “cialtroneria” naturalmente fu l’intervento dell’Italia nella II Guerra mondiale, dopo quasi un anno di dubbiosi ripensamenti (la “non belligeranza”).
Dopo venti anni che parlava dell'”Impero Romano” da eguagliare, della grande “potenza” dell’Italia, l’Esercito Italiano giunse alla prova del fuoco completamente impreparato. La flotta mancava di portaerei (Mussolini cominciò a pensarci nel 1941) e sulle navi mancavano i radar, che invece Inglesi e Tedeschi avevano, causa di micidiali sconfitte a Capo Matapan, Punta Stilo ecc. ecc.
Gli Alpini venivano mandati in Russia , e prima in Grecia, con le “scarpe di cartone”. E molti altri esempi si potrebbero fare

L’organizzazione era totalmente carente e “cialtronesca” : un governante con un minimo di cultura politica estera ad esempio sarebbe stato ben lontano dai Balcani, da sempre considerati la “polveriera d’Europa” (l’attentato di Sarajevo fu la scintilla della I Guerra Mondiale). Mussolini invece vi si immerse a capofitto, attaccando prima la Grecia e poi la Jugoslavia, causando gravi difficoltà ai Tedeschi, che dovettero correre in soccorso degli Italiani e rimandando disastrosamente l’inizio dell’attacco alla Russia (“Operazione Barbarossa”) alla fine del Giugno 1941.
Mussolini fu senz’altro il peggior alleato che Hitler potesse avere, e questo gli venne anche rinfacciato negli ultimi incontri tra i due dittatori nel 1945.

Mentre i poveri ed eroici soldati italiani morivano ad El Alamein, Mussolini si comprava la terza villa a Riccione, pensando alle sue lussuose vacanze.
Farinacci, Pavolini, tutti gli alti gerarchi del Fascismo si erano arricchiti a spese del popolo italiano. Una classe dirigente avida e brutale, con scarissima preparazione politica.
“Cialtronesca” , appunto. Questa l’eredità che il Fascismo ha lasciato agli Italiani. Pensare che i problemi si potessero risolvere senza avere una preparazione specifica, senza una cultura o una “visione” politica, lasciandosi guidare dal caso del “giorno per giorno”.
Una eredità di cui subiamo le conseguenze ancora oggi. Mandare al Governo persone poco preparate e di scarsa qualità può avere conseguenze disastrose: questa la principale lezione che il Fascismo ci lascia. Il resto sono chiacchere .

Enrico Baroncelli

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