“Nel 1941-42 si trovarono sull’isola di Ventotene, mandati al confino dal regime fascista ancora per poco vigente, alcuni intellettuali antifascisti tra cui Altiero Spinelli” ha detto il professor Costantino Ruscigno , nella sua prolusione all’Università della Terza Età tenutasi lunedi pomeriggio in Comunità Montana.
“In quell’anno, che vedeva il momentaneo trionfo del Nazismo in tutta Europa, solo Churchill e l’Inghilterra resistevano, ed era difficile prevedere, come loro fecero, che il Nazifascismo sarebbe crollato. Ma essi fecero anche di più : elaborarono il cosiddetto “Manifesto di Ventotene“, che poi mogli e fidanzate avrebbero portato fuori dall’isola e divulgato in Italia, in cui si auspicava una Europa completamente diversa, democratica, unita e solidale, in cui le barriere doganali non avrebbero avuto più alcun alcun senso”.
“Dei veri visionari: negli anni Cinquanta, finita la guerra , grandi statisti e politici come il Cancelliere tedesco Konrad Adenauer, il Presidente francese Robert Schumann, l’italiano Alcide de Gasperi, ripresero questa idea, e cominciarono a fondare la Ceca, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio”.
Da lì è poi partito tutto: il succesivo MEC (Mercato Comune Europeo) e poi la Unione Europea attuale, che ha avuto come grande risultato, anche per il fattivo lavoro di Carlo Azeglio Ciampi, l’abolizione delle dogane intereuropee (trattato di Schengen) e la moneta unica europea, il nostro euro, a partire dal 2001.
“Certo, il processo ha avuto molti ritardi e tentennamenti” ha proseguito Baroncelli.” Fino al 1989 c’è stata la “Guerra fredda”, la “Cortina di ferro” che ha diviso in due l’Europa occidentale e quella orientale.” Il “Piano Marshall“, cioè degli ingenti finanziamenti americani che hanno permesso a un’Europa uscita distrutta dalla guerra (soprattutto l’Italia e la Germania) di risollevarsi con la propria economia.
“IL mondo eurocentrico che esisteva fino ad allora – ha continuato Baroncelli – è completamente crollato, dopo il duplice e distruttivo scontro tra l’imperialismo inglese e quello nascente tedesco, sia nella Prima che nella Seconda guerra mondiale” . L’esempio concreto è stato proprio l’Inghilterra, che ha vinto sì la guerra ma ha perso il suo enorme impero coloniale. Al suo posto le due grandi Super potenze, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, fino però al collasso di quest’ultima proprio nel 1989.”
Dopo gli anni Novanta, nella crisi della Russia, è rimasto solo l’ombrello americano”, cioè la NATO, al centro della discussione ancora oggi. L’Europa si è comodamente adagiata sotto questo “ombrello”, perdendo non solo il suo ruolo militare, ma anche quello economico e politico.
Mentre, oltre alla supremazia americana, e alla ripresa dell’imperialismo russo con Putin, si è affacciata una nuova superpotenza mondiale, prima economica ma adesso anche militare, e cioè la Cina.
Può l’Europa stare ferma e assistere impotente agli scontri tra le grandi potenze, in attesa di essere magari in futuro passivamente ridivisa tra queste ? E’ anche da queste considerazioni che nasce l’idea di un “esercito europeo”, comune a tutte le nazioni europee coinvolte nella UE. Un esercito che permetterebbe di razionalizzare le spese e di migliorare l’efficienza, dando peraltro ai giovani la possibilità di sentirsi parte di un ente comune, un po’ come successe con l’esercito italiano dopo il 1861, quando dagli stati regionali si passò allo Stato nazionale.
Anche in vista delle prossime elezioni dell’8 e 9 giugno allora, oggi la disputa è quindi tra chi vorrebbe più Europa, più legami solidaristici (come quello del PNRR, elaborato in tempi di pandemia da Covid) e chi vorrebbe invece restare agli stati nazionali, o addirittura tornare indietro.
L’Europa certo non funziona ancora bene: il “diritto di veto” tra i 27 Stati che ne fanno parte, ha ricordato Baroncelli, impedisce di prendere decisioni importanti se anche uno solo di questi 27 Stati si oppone. Occorre superare il “diritto di veto” e basarsi, come in tutti i Parlamenti democratici, sulle opzioni della maggioranza, altrimenti chiunque potrà ancora bloccare qualsiasi decisione.
L’Europa deve riprendere il suo cammino, ha ricordato infine Ruscigno: gli ideali di Altiero Spineli e del Manifesto di Ventotene sono ancora lontani dall’essere realizzati. Ma è su questa strada che bisogna proseguire, le altre sono tutte fallimentari.
Enrico Baroncelli