Il bellissimo fiore rosso carminio riprodotto nella foto appartiene ad una pianta che viene comunemente chiamata “lingua di suocera”. Il suo nome botanico è epiphyllum, crasi dei termini greci “epi” (sopra) e “phyllon” (foglia) proprio perché i suoi fiori crescono sulla superficie delle foglie. In realtà la “lingua di suocera” di foglie non ne ha proprio, ma solo rami (piatti, lunghi fino a 90 centimetri, dai bordi dentellati) dai quali spunta direttamente la fioritura.
Si tratta di una pianta ornamentale appartenente alla famiglia delle cactacee e dunque imparentata con i fichi d’india ma, a differenza di questi ultimi, non possiede spine. L’epiphyllum è un’essenza vegetale originaria del continente americano dal quale è stata importata verso la metà del Settecento. Come spesso accade per il mondo vegetale anche questa cactacea ha prodotto una leggenda secondo la quale il fiore costituisce la reincarnazione di una principessa vietnamita cacciata dal padre che non accettava l’amore della figlia per un giovane privo di sangue blu; un plebeo, insomma. Caratteristica dell’epiphyllum è la fioritura notturna ma questo aspetto riguarda soprattutto le specie originali dato che le piante che ornano i nostri terrazzi sono il risultato di numerose ibridazioni prodotte dall’uomo.
In estremo Oriente ai fiori della “lingua di suocera”, utilizzata spesso anche a scopi rituali, venivano attribuite proprietà toniche e afrodisiache. A questo scopo, però, un bicchiere (uno soltanto) di buon vino è notoriamente più efficace.