In memoria dell’abate Antonio Stoppani, inaugurata mostra a Esino Lario

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Il 6 Luglio 2024 presso il museo delle Grigne di Esino Lario, a cura del Cai Lecco e degli Amici del Museo, è stata inaugurata la mostra dedicata a Narciso Carlo Antonio Stoppani nato a Lecco il 15 Agosto 1824 in occasione del bicentenario dalla sua nascita.

Adriana Baruffini, presidente del CAI di Lecco, ha ricordato la citazione di Mario Cermenati: “ lo Stoppani più che scalatore fu un apostolo dell’alpinismo, un perlustratore di montagne” con lo scopo di scoprire il valore dell’alpinismo e cioè il contatto dell’uomo con la montagna alla portata di tutti, dove pace e silenzio mostrano la bellezza della materia.

Tiziana Rota, autrice di un libro sullo scultore Vedani, colui che realizzò i bronzi delle cappellette della via crucis sul viale che porta alla chiesa di S.Vittore in Esino, ha colto il legame tra Stoppani, CAI MI, Vedani, Esino. Vedani era di casa a Esino, viveva con la figlia malata a villa Minuccia, la casa con la Madonna del ciclamino. Lo scultore realizzò anche il busto di Stoppani su uno sperone di roccia vicino al rifugio Rosalba in Grignetta, e il monumento di Stoppani a Lecco che venne inaugurato nel 1927.

Il poeta Carlo Porta regalò il terreno posseduto ai Resinelli al CAI di Milano per costruirvi un rifugio e commissionò a Vedani la scultura dell’alpino sul piazzaletto. Nel 1940 lo scultore rappresentò il poeta sulla formella dell’urna funeraria a Milano. Antonio Stoppani, ricercatore di petrefatti in Esino, venne immortalato dal Vedani sulla facciata della chiesa parrocchiale, ed è lì che pare guardi curioso chi va e chi viene dal castello.

Pietro Dettamanti, studioso dell’Associazione Bovara di Lecco, ha evidenziato che il primo numero degli Archivi di Lecco del 1977 fu dedicato a Stoppani. L’abate, profondamente cattolico e di idee liberali puntava a una conciliazione tra stato e chiesa, e sosteneva che si puo’ essere buoni italiani, buoni cattolici e buoni scienziati nello stesso tempo. E’ necessario rispettare la ragione ed essere tolleranti. Come si può vivere tra montagne cosparse di conchiglie marine e negare la storia dell’universo? Come si può contraddire la scienza? Dio ha creato il principio di tutto, e ciò non inficia la scienza e la scoperta, sosteneva Stoppani. “In necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas” Giovanni XXIII, 1959.

Infine Gianfranco Scotti ha intrattenuto il numeroso pubblico presente con una lettura sul problema della fuga dei ghiacci e delle nevi in montagna, nello specifico il ghiacciaio del Monte Rosa e le sue morene di sasso…concludendo con la lettura di un breve poemetto dialettale scritto da Vedani riguardo al viaggio rocambolesco di un cittadino sul carro trainato da una mula di nome Teresa da Varenna a Esino.

La novità del museo è la realizzazione di un plastico interattivo che riproduce l’intera zona delle Grigne dalla Valsassina, Val d’Esino, Lago su: flora, fauna, geologia, archeologia.
La foto che ritrae i fossili dello Stoppani nella scatola di legno: furono inventariati nel 1930 e posti in uno scatolone imballati. Lì sono rimasti fino allo scorso anno, gli Amici del Museo li hanno messi in vetrina per essere ammirati da tutti, constatando che erano ancora avvolti dalla carta dei giornali del ventennio…

La fama di Antonio Stoppani di studioso e divulgatore scientifico è mondiale. Parlava alla gente con semplicità di cose complesse come la geologia, la paleontologia, la paletnologia e la glaciologia con l’obiettivo di accrescerne la cultura. Quinto di 15 figli, studiò grammatica, retorica, filosofia, teologia, fu amico di Rosmini. Durante le Cinque giornate di Milano costruì 13 aerostati per inviare proclami al di là delle barricate austriache. Fu insegnante di latino nel seminario di Seveso, ma nel 1853 venne espulso perché sostenitore della rivolta del 1848. Fu precettore dai conti Porro, insegnò scienze naturali presso il collegio privato Calchi-Taeggi e nel 1861 ottenne la cattedra di geologia alla Regia Università di Pavia. Nel 1855 fondò la Società geologica in Milano divenuta in seguito Società italiana di Scienze naturali. Nel 1857 ottenne la carica di custode del catalogo della biblioteca ambrosiana.

Pubblicò in francese la collana “Paleontologie Lombarde” con Emilio Cornalia e Giuseppe Meneghini, in particolare realizzò il primo volume tra il 1857-8 e il 1860 con una classificazione dei petrefatti rinvenuti a Esino. I suoi studi non lo isolarono mai in camere buie al lume di candela, anzi, tenne conferenze pubbliche non solo al museo civico di storia naturale dove riordinò le collezioni paleontologiche arricchendole con i suoi fossili, ma anche ai giardini pubblici per avvicinare alla scienza il maggior numero di giovani.

Nel 1863 divenne professore di geognosia e mineralogia all’Istituto tecnico superiore di Milano, il futuro prestigioso Politecnico. Inoltre nel 1866 partì per la terza guerra di indipendenza per soccorrere i militari feriti e malati. Viaggiò in Europa e in oriente sempre alla ricerca di tracce viventi fossilizzate nelle pietre. Socio del CAI, nel 1873 venne eletto primo presidente della sezione milanese.

Nel 1876 pubblicò il “Bel Paese”, il suo capolavoro: …al crepuscolo è meglio. Sì, è meglio conversare davanti al caminetto coi bambini sulle bellezze naturali, di geologia e geografia fisica d’Italia…citerò il Petrarca: “il bel paese ch’Appennin parte, e il mar circonda et l’Alpe” perché descrive bene il tanto bello d’Italia. E gli occhi dei bambini mi guarderanno grandi e le loro menti viaggeranno con la narrazione delle scienze…Questo deve essere stato il pensiero dell’Abate che credeva nell’educazione scientifica, nell’insegnamento pedagogico, nella formazione scolastica dei giovani. Lui, intercettatore di sassolini, di fossili, di conchiglie e minerali comprese la maestosità infinita della scienza e voleva donare il suo sapere ai più piccoli, i grandi uomini di domani.

Maria Francesca Magni

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