Ghezzi ha parlato del fantastico mondo delle api presso la sede della Comunità Montana.
“Api d’oro cercavano il miele
dove starà il miele?
E’ nell’azzurro
di un fiorellino,
sopra un bocciolo
di rosmarino” Garcia Lorca.
Il dr. Maurizio Ghezzi è un esperto allevatore di api e di coltivazione del miele. Il suo libro: “Un apicoltore in vespa” apre ai profani la conoscenza del mondo delle api, i laboriosi insetti utili per la sopravvivenza dei fiori, e quindi degli alberi, del grano e dei frutti che ci permettono di non morire. La passione praticata, studiata e ricercata dal relatore quotidianamente, viene sottolineata dallo slogan: le api fanno più miele che male, e il garbo con cui il dottore spiega il suo amore per questi piccoli insetti gialli e neri incuriosisce i presenti.
Le api sono antropodi e imenotteri, hanno 2 occhi composti, ognuno di essi formato da 3500 occhietti, e 3 occhi semplici, detti ocelli. Ogni ape ha 170 recettori olfattivi e un corpo formato da: capo, torace e addome. L’ape possiede 6 zampe attaccate al torace e 2 antenne sul capo. Le api sono animali sociali, vivono in superorganismi a una temperatura di 35-36 gradi, formati da circa 70-100mila individui composti da: 1 regina, 500-5000 fuchi, e le operaie. Virgilio diceva a proposito: un ape, nessun ape, perché l’ape da sola non esiste senza la comunità.
La regina si riconosce per la grandezza, può arrivare fino a 2cm di lunghezza, nasce in una celletta speciale dove dall’uovo deposto si sviluppa una larva che viene nutrita esclusivamente con la pappa reale dalle operaie. Con la metamorfosi la larva diventa pupa e poi regina, pronta per i voli nuziali coi fuchi attraverso i corridoi dei fuchi o le congregazioni di fuchi. La regina è in grado di produrre 3mila uova al giorno per tutta la durata della sua vita. Queste uova, se fecondate, danno origine alle api operaie dopo 21 giorni. Le uova non fecondate danno vita ai fuchi dopo 24 giorni. La regina invece nasce solo dopo 16 giorni.
Le api pesano circa 1 grammo e sono in grado di portare fino a 15mg di polline e 40mg di nettare, hanno una velocità di 15-30kmh, possono percorrere 3km e contano 200 battiti d’ala al secondo. Possiedono 2 paia di ali che permettono loro un volo perfetto, nonostante il vento. Le api hanno la percezione del magnetismo terrestre-nord magnetico, per questo motivo le loro uscite sono mirate, quasi mappate, percepiscono la forza di gravità, infatti i favi sono disposti verticalmente, percepiscono la luce polarizzata quindi sanno con esattezza dov’è il sole anche con le nuvole, percepiscono l’umidità che nell’alveare deve essere del 60-70%, per mantenere tale condizione ottimale le api operaie ventilano con le ali e portano acqua, sanno che il miele si mantiene con un’umidità del 18-20%, riconoscono le scariche elettriche, hanno un olfatto molto sviluppato, riescono a distinguere la differenza di 2 idrocarburi la cui struttura molecolare si differenzia per 1 atomo di C in più.
L’arnia è l’unità abitativa costruita dall’apicoltore per accogliere una colonia di api, mentre il regno delle api è l’alveare, cioè lo sciame di api all’interno dell’arnia. Un insieme di alveari costituisce un apiario. L’arnia in natura è generalmente la cavità di un tronco con un ingresso di 15cmquadrati, in città può essere l’intercapedine di una tapparella…
L’ape, sottolinea Ghezzi, è un indicatore biologico della qualità dell’ambiente, purtroppo in questi anni vi è stata una riduzione del 50%ca della popolazione delle api a causa della mancanza di prati fioriti, inquinamento e uso smodato di pesticidi, di prati se ne contano pochi ancora, anche in Valsassina…ma il servizio fornito dalle api di impollinatori è stato ed è essenziale per il benessere dell’uomo considerando che il 90%ca delle piante da fiore ha bisogno delle api, e anche degli altri impollinatori come le farfalle, i bombi e le coccinelle per trasferire il polline che permette la riproduzione…e le piante sono fondamentali per la conservazione dell’habitat e della vita. Le bordure di trifoglio e i cordoni di piante fiorite sul confine dei poderi può essere di aiuto per mantenere le api e quindi l’ecosistema. Il valore stimato per l’attività di impollinazione a livello mondiale è di 153mila miliardi di euro, solo in Europa il valore è di 22mila miliardi.
“Per fare un prato ci vuole un trifoglio
e un’ape, un trifoglio e un’ape
e sogni ad occhi aperti…” Emily Dickinson
Sono 2 le specie di api gestite prevalentemente dall’uomo: l’apis mellifera e l’apis cerana. La prima è conosciuta come ape europea, si distingue dalle altre specie perché è più grassottella, e un po’ pelosa. La seconda è detta ape asiatica, è più piccola della mellifera e produce meno miele.
Il dr. Ghezzi illustra come si produce il miele: la base è il nettare, cioè un liquido zuccherino secreto dai fiori per attirare le api. Il nettare viene succhiato dalle api con la ligula e messo nella sacca mellifica che si trova nello stomaco. Durante la masticazione il nettare si trasforma in una sostanza ‘mielosa’ mista ad acqua che viene diffusa nei favi, cellette esagonali di cera d’api ricche di miele grezzo, per dar modo successivamente all’acqua di evaporare e permettere la solidificazione del miele. E’ un sistema geniale che permette alle api di accumulare cibo trasformando il dono del fiore fresco dell’estate in un alimento a lunga conservazione per l’inverno. Per produrre 1Kg di miele le api devono aver sorvolato almeno su 80mila fiori, nella loro breve vita possono percorrere 100mila km.
Le api ripongono il miele nei melari, occorre circa 1 settimana per riempire un melario ossia una struttura di legno che contiene dei piccoli telai in cui viene depositato il miele nei favi.
Le api operaie comandano il sistema organizzativo, lo supervisionano e procurano le provviste di cibo. Stabiliscono chi diventerà regina o operaia, destituiscono la regina vecchia e fanno correre quella nuova nell’alveare, che emette un canto in sol diesis, per rinforzare la muscolatura in vista del volo nuziale. Si distinguono in api spazzine, sono le più giovani a 3 giorni dalla nascita che, dopo 3-4 giorni diventano ricognitrici, ricercatrici, bottinatrici, acquaiole. L’ape operaia vive in media 40-45 giorni, i fuchi 45-50 giorni, la regina 5 anni. Il primo volo di un’ape è di orientamento, per individuare bene dove si trova l’alveare e non fare viaggi a vuoto evitando dispendi di energia.
Le api riconoscono il giallo, l’azzurro, il verde, e l’ultravioletto. Il bianco d’ape è la somma di tutti questi colori. Non vedono il rosso e il nero. Ecco perché gli apicoltori di solito sono vestiti di giallo, le api tendenzialmente non attaccano ciò che conoscono. Alle api dà fastidio l’aceto, sono ghiotte di dolce, ma gustano anche un pizzico di salato, e sanno quantificare persino la sapidità di una sostanza.
Karl von Frisch, zoologo-etologo austriaco (1886-1982), Nobel per la Medicina nel 1973, è ricordato come lo studioso che ha saputo decodificare il linguaggio delle api, sottolinea Maurizio Ghezzi. Le api utilizzano un sistema sofisticato di comunicazione per trasferire informazioni. Il sistema non è sonoro, nemmeno odoroso e visivo, ma avviene tramite la danza.
Von Frisch fece diversi esperimenti con le api e identificò 2 rituali compiuti dalle api esploratrici una volta ritornate all’alveare: una danza circolare e frenetica quando l’ape vuole informare che il cibo è vicino all’alveare; e una più complessa con un percorso a otto ripetuto più volte quando il cibo è a una distanza maggiore che si caratterizza da una linea verticale basata sulla posizione del sole e dallo strofinamento dell’addome che determina la differenza di potenziale, tale sistema fornisce informazioni dettagliate sulla distanza del luogo di rifornimento.
Questi studi fanno pensare che le api sono in grado di conoscere il territorio e di sviluppare idee e concetti. L’uomo non dovrebbe mai dimenticare che non è il padrone della terra, del sole, della luna, delle stelle…
E, poiché si avvicina il giorno della Memoria, aggiungo che il prof. Frisch ebbe il coraggio di affrontare il regime nazista quando, con la conquista della Polonia da parte del Reich, 183 professori dell’università di Cracovia vennero arrestati e condotti nel lager di Dachau per le loro presunte origini ebraiche, Frisch protestò a voce alta coinvolgendo gli accademici di tutto il mondo rischiando l’internamento e la posizione.
Alla fine i professori vennero rilasciati.
MARIA FRANCESCA MAGNI