Il 24 Maggio 1915 l’Italia entrava ufficialmente nella “fornace” della I Guerra Mondiale, già iniziata nell’Agosto dell’anno precedente, e “il Piave mormorava calmo e placido al passaggio, dei primi fanti il 24 Maggio”.
Ma come si era arrivati ad entrare in una guerra che in realtà, a parte qualche esagitato come Mussolini, Marinetti, D’Annunzio e gli “interventisti” , non voleva nessuno ?
Non la volevano assolutamente i deputati socialisti, in nome della “fratellanza universale” dei lavoratori, e per questo avevano espulso con ignominia Benito Mussolini sia da direttore dell'”Avanti !” che dal Partito Socialista Italiano. Non la volevano i Cattolici: tanto meno il Papa Benedetto XV, che pochi anni dopo classificò come “inutile strage” la guerra contro un paese cattolico come l’Austria.
Non la volevano i Liberali, tanto meno il Primo Ministro Giovanni Giolitti, il quale pensava che si potesse ottenere “parecchio” dall’Impero Austriaco (cioè Trento e il Trentino) senza neanche sparare un colpo, in cambio della neutralità fino allora osservata (e questa ipotesi era più che probabile).
La volle invece il Re, Vittorio Emanuele III di Savoia, “Il Re guerriero” come lo adulava la propaganda Fascista fino al 25 Luglio 1943 (dopo questa data invece i Fascisti lo definirono “il Re fellone”). Fu sostanzialmente un suo colpo di mano che il Parlamento, fino ad allora per la maggior parte contrario all’intervento in guerra, fu costretto ad approvare.
Rovesciando le alleanze fino allora costituite, e cedendo alle promesse e alle lusinghe della diplomazia inglese (il “Patto di Londra“) che promettevano l’Istria, la Dalmazia e quant’altro, naturalmente a spese dell’Impero asburgico.
Ma ecco un’altra domanda importante : perchè l’Italia rovesciò la sua unione con la Triplice Alleanza, cioè Germania e Austria, che durava da più di una trentina di anni, subito dopo la conclusione delle Guerre del Risorgimento, per passare all’altro fronte ? Un “tradimento” vero e proprio per gli Imperi centrali, che nel 1916 organizzarono la “Strafexpedition”, cioè una “spedizione punitiva” contro gli Italiani.
In realtà l’alleanza con gli Imperi centrali, e stranamente insieme all’Austria, nemica storica fino alla Terza Guerra di Indipendenza, cioè fino alla battaglia di Lissa del 1867, era in funzione anti-francese.
L’Imperatore Napoleone III nel 1859 aveva aiutato l’esercito piemontese nelle battaglie sanguinose e decisive di S.Martino e Solferino. Ma l’obiettivo per lui era di aiutare Cavour a costruire uno Stato limitato al Nord Italia (Lombardo Veneto, Regno di Sardegna, Parma e forse Toscana) non uno Stato nazionale che sarebbe stato concorrente alla Francia nel Mediterraneo.
Per lo stesso motivo all’opposto invece gli Inglesi vedevano di buon occhio la nascita del nuovo Stato sulla penisola, e ad esempio aiutarono Garibaldi ad arrivare indenne nel suo sbarco in Sicilia. Il “tradimento” definitivo per i Francesi fu invece l’occupazione di Roma nel 1871, approfittando della sconfitta di Napoleone III contro i Prussiani a Sedan. Per loro fu la prima “coltellata alla schiena” : la seconda fu il 10 Giugno 1940, quando Mussolini dichiarò guerra a una Francia già piegata dalle truppe naziste.
Per molti anni, dal 1878 in poi, ci fu una durissima guerra commerciale contro i Francesi (con dazi elevati alle stelle, soprattutto su prodotti comuni, ferro, seta, vini olio formaggi e prodotti alimentari) e rapporti diplomatici durissimi tra i due paesi.
Il Generale Raffaele Cadorna, quando seppe del cambio di fronte approvato dal Parlamento, ebbe una risposta molto stizzita: per anni aveva studiato come attaccare la Francia dalle Alpi piemontesi e valdostane, e adesso di colpo doveva cambiare tutta la sua strategia, dirigendosi verso le Dolomiti !
Ma “il Re Guerriero” , come detto, dopo mesi di consultazioni con gli Inglesi (promesse che furono poi in buona parte anche queste “tradite” dal Trattato di Versailles) aveva ormai deciso.
Tutti pensavano che la guerra sarebbe stata breve, confidando ognuno nella potenza terribile delle nuove armi : nessuno immaginava che si stava aprendo un baratro, che per molti anni avrebbe seppellito non solo la pace, la “Belle époque“, le speranze di futuro per milioni di giovani, e che avrebbe dato il via a una instabilità politica che sarebbe poi sfociata solo vent’anni dopo in una nuova Guerra mondiale.
“Il Piave mormorava”.
Enrico Baroncelli