Confartigianato e la parità di genere

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Sulla scorta della consapevolezza che in Italia, per arrivare alla parità di genere nel mondo del lavoro, il percorso è ancora arduo e tortuoso, l’Associazione ha intrapreso il percorso che si è concluso da pochi giorni in modo positivo e che fa di Confartigianato Imprese Lecco la prima associazione datoriale lecchese, prima territoriale di Confartigianato in Lombardia e terza in Italia (dopo Belluno e Padova) ad avere ottenuto la Certificazione della parità di genere. Un traguardo raggiunto anche per la società di servizi Unionservice srl. Si tratta di un risultato per nulla scontato, considerato il fatto che gli elementi analizzati dall’ente certificatore sono stati molteplici; soprattutto, però, non si tratta di una Certificazione che l’Associazione ha perseguito solo per poterla esibire. Da ogni componente della struttura fino ai vertici, infatti, la creazione di un ambiente di lavoro inclusivo e nel quale le opportunità di crescita siano identiche a prescindere dal genere è un obiettivo condiviso e prioritario.

“Sono davvero orgogliosa – esordisce la Presidente Ilaria Bonacina – che Confartigianato Imprese Lecco abbia ottenuto la Certificazione della parità di genere. Si tratta non soltanto del risultato di un percorso durato diversi mesi – durante i quali la nostra realtà è stata analizzata attentamente dallo studio Amato Ambiente srl di Anzano del Parco – ma del riconoscimento ufficiale di come l’Associazione da sempre tratti i propri collaboratori con equità a prescindere dal genere. Personalmente, poi, si tratta di un risultato di cui vado fiera, perché fin dal mio insediamento lo scorso anno, così come nei vari incarichi che ho rivestito in Confartigianato in precedenza, ho lavorato per favorire un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso.

La scelta di certificarci non ha rappresentato un passo semplice, in quanto la nostra è un’organizzazione complessa, tra Associazione di categoria e società di servizi. Fin dal primo approccio con i professionisti che ci hanno accompagnato in questo percorso, però, i riscontri sono stati positivi rispetto ai parametri analizzati e questo ci ha incoraggiato a proseguire. Noi siamo un attore sociale; rappresentiamo gli associati ma siamo anche un soggetto che eroga servizi ad aziende e cittadini. In questa molteplice veste abbiamo voluto dare un esempio positivo di gestione delle persone; questa, del resto, è una responsabilità su cui tutte le associazioni dovrebbero iniziare a ragionare. E mi riferisco tanto alla parte concreta, quella che riguarda il gender pay gap, quanto alla parte culturale, perché un ambiente lavorativo che premia il merito e combatte le differenze è l’obiettivo che ciascun datore di lavoro dovrebbe porsi. Questo prestigioso risultato rappresenta dunque molte cose, e vuole essere sicuramente una leva attraverso cui sensibilizzare sul tema e avviare un cambiamento dentro e fuori la nostra organizzazione”.

“La Certificazione della parità di genere – interviene il Segretario generale di Confartigianato Imprese Lecco, Matilde Petracca – non è una medaglia da appuntarsi al petto, ma uno strumento di organizzazione aziendale; un elemento virtuoso che sempre più imprese stanno facendo proprio, perché dimostra l’adozione di misure e policy aziendali volte alla riduzione del divario di genere. E questo è un aspetto essenziale non soltanto in relazione al rispetto verso i propri collaboratori, ma anche in funzione della capacità di attrarre nuovi dipendenti. Infatti, i soggetti certificati incontrano il favore degli stakeholder e dei lavoratori, accedono a sgravi fiscali e a linee di finanziamento, contribuiscono alla missione V del PNRR e agiscono per il miglioramento della qualità del lavoro femminile.

La Certificazione della parità di genere non è solo un atto culturale, una dimostrazione di impegno nei confronti della creazione di un ambiente di lavoro equo e inclusivo, ma anche un investimento per il nostro business. Le politiche volte alla riduzione del divario di genere possono migliorare la produttività, la soddisfazione dei dipendenti e l’immagine aziendale, portando infine a vantaggi economici e competitivi. Inoltre, la nostra iniziativa si allinea con gli obiettivi di sviluppo inclusivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), contribuendo così agli sforzi nazionali per promuovere l’uguaglianza di genere e lo sviluppo sostenibile. Abbiamo intrapreso questo percorso perché riconosciamo l’importanza di essere agenti attivi del cambiamento sociale, di promuovere un ambiente di lavoro equo e inclusivo e di trarre benefici tangibili sia per Confartigianato Imprese Lecco che come Unionservice srl. E vogliamo aiutare le imprese a fare la stessa cosa. Per questo motivo abbiamo messo a punto un servizio finalizzato ad accompagnare le aziende interessate al percorso di certificazione, grazie alla collaborazione tra Ufficio Qualità e Ufficio Bandi, un percorso che già due imprenditori artigiani hanno deciso di intraprendere. Sono infatti state attivate linee di finanziamento a livello regionale e nazionale che consentono alle imprese di sostenere i costi di certificazione a partire dal bando “Verso la certificazione della parità di genere” promosso da Regione Lombardia con Unioncamere su risorse “PR Lombardia FSE+ 2021-2027” che ha sostenuto anche la nostra società di servizi”.

L’attenzione nei confronti dell’argomento è alta da sempre. Basti pensare che il Movimento Donne Impresa dell’associazione è stato tra i primi in Italia a organizzare un webinar dedicato, già nel settembre 2022. “Il Sistema di certificazione per la parità di genere – commenta la Presidente del Movimento, Silvia Dozio – è uno strumento molto importante per raggiungere l’obiettivo di assicurare una maggiore qualità del lavoro femminile, aumentando le opportunità di crescita in azienda e tutelando il ruolo della donna in famiglia attraverso adeguate soluzioni di conciliazione vita-lavoro.

Nel percorso che ha portato l’Associazione a ottenere la certificazione, come Movimento Donne Impresa Lecco abbiamo voluto approfondire quali siano i fattori che limitano in modo più marcato l’imprenditoria femminile e a questo scopo abbiamo coinvolto le imprenditrici associate in un’indagine dedicata. Al primo posto, ampiamente, sono risultati gli obblighi familiari e di care giving: quasi quattro donne d’impresa su cinque (il 78%) ha risposto in questo modo.

Un risultato che non ci stupisce: da anni il Movimento, sia a livello nazionale che a livello territoriale, si sta battendo al fianco delle donne imprenditrici per trovare soluzioni idonee. Dalla nostra indagine emerge però un altro dato “preoccupante”. Nell’attuale contesto di crescita dell’imprenditoria femminile viene segnalata una nuova criticità, legata all’interazione donna imprenditrice-uomo dipendente: la titolare incontra a volte resistenze nel portare avanti la sua linea direttiva, a causa di un fattore evidentemente di tipo culturale”.

Durante la conferenza stampa che si è svolta in sede per presentare l’ottenimento della certificazione, a intervenire sono stati anche il vicepresidente Innocenzo Sartor, la funzionaria referente del Movimento Donne Chiara Bellingardi, la responsabile dell’Ufficio Qualità e Certificazioni Elena Riva e la responsabile dell’Ufficio Bandi e Progetti speciali Maria Vittoria Limonta.

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