Undici anni dopo le battaglie di Solferino e San Martino, svoltesi il 24 Giugno del 1859, i poveri resti di circa 7.000 caduti in battaglia, appartenenti agli Eserciti Francese e Piemontese, che erano stati sepolti un po’ in fretta dopo la battaglia, vennero dissotterrati dal Conte e Senatore Luigi Torelli e raccolti in una Chiesa- ossario vicino a Mantova, che consiglio di visitare.
Un monumento forse un po’ macabro, ma che ben sintetizza gli orrori della guerra. Una guerra che però fu importante,. perché dette il via alla reale costruzione dell’Unità d’Italia. Il regno savoiardo (che ancora si chiamava Regno di Sardegna, come era stato definito nel Trattato di Utrecht del 1713) e l’Impero Francese di Napoleone III , si erano uniti con il Trattato di Plombières, dopo la partecipazione piemontese nel 1856 alla Guerra di Crimea contro la Russia, per una alleanza anti Austriaca in funzione difensiva.
Fu Cavour, come è noto, a provocare l’Austria perché attaccasse i Savoia, dopo il tentativo non riuscito della I Guerra di Indipendenza e le sconfitte di Novara e di Custoza, nel 1849, causando l’intervento dei Francesi a suo sostegno.
Furono due battaglie molto dure e sanguinose, da cui ebbe origine anche l’attuale Croce Rossa, di cui oltre all’ossario ci rimangono molti reperti esposti nel Museo di San Martino, che però cominciarono a creare l’Italia del Centro Nord (Piemonte, Liguria Lombardia, Parma ed Emilia, Toscana) a cui Garibaldi poi annesse l’Italia del Sud (Regno di Napoli).
L’ho detto e lo ripeto: non smetteremo mai di ringraziare abbastanza i precursori dell’Unità d’Italia, che in genere appartenevano all’alta borghesia illuminata, come l’Ingegnere e storico Giuseppe Arrigoni di Introbbio (all’epoca si scriveva con due b) , che partecipò alle Cinque Giornate di Milano, emigrando per qualche tempo in Svizzera per sfuggire alle ritorsioni austriache. Oppure come Felice De Vecchi, il costruttore della Villa de Vecchi a Cortenova (oggi purtroppo ridotta a un triste rudere) che per qualche anno fu un centro di Radicali e Mazziniani (come il “Soldato Lombardo” Amatore Melesi).
O come Tranquillo Baruffaldi, che dalla bella villa manzoniana di Barzio, oggi sede del Comune, partì nel 1860 per la Sicilia insieme a Garibaldi nella “Spedizione dei Mille”.
Questi figli della buona borghesia non si proponevano tanto una “rivoluzione sociale” (non sono molto d’accordo con l’espressione “Risorgimento tradito” utilizzata da molti storici già nel XX secolo) ma, al di là degli ideali un po’ retorici, si proponevano soprattutto di creare una nazione unita, capace di fornirsi di strutture e sovrastrutture moderne, che già cominciavano ad essere presenti in altri paesi europei (Inghilterra Francia e Germania) cioè soprattutto strade e ferrovie, indispensabili per lo sviluppo del commercio e della economia interna.
Tanto per intenderci: il Ducato di Modena o il Granducato di Toscana non avrebbero mai avuto le possibilità economiche di costruire le gallerie e le ferrovie indispensabili per attraversare gli Appennini ! Di creare una rete ferroviaria e stradale che comprendesse tutta la penisola, senza più barriere né tantomeno dazi interni.
Se l’Italia, all’alba del XXI secolo, era diventata la quinta potenza industriale del mondo, lo dobbiamo in gran parte a questi personaggi a cui abbiamo giustamente dedicato tante vie e piazze nelle principali città italiane, ma di cui sostanzialmente ignoriamo in gran parte la vita e le opere.
E’ quindi anche per questo motivo che l‘Università della Terza Età della Valsassina è ben lieta di organizzare, mercoledì 26 Giugno, alle ore 16 presso la Comunità Montana, un incontro sulle guerre risorgimentali, a cui parteciperà Yuri Bergamo e qualche altro collega vestiti da soldati piemontesi di quell’epoca.
Ricorderemo quelle battaglie ma anche la vita quotidiana dei soldati, le loro attrezzature e le loro armi da guerra.
Un incontro a cui come sempre invitiamo tutta la cittadinanza : sarà sicuramente molto interessante !
Enrico Baroncelli
vedi sito : https://www.solferinoesanmartino.it/solferino/