Truffa e malaffare in Valsassina, la rilevazione dei Carabinieri

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Il 22 Gennaio 2025 i Carabinieri Martina Ghezzi e Vincenzo Accardi della Stazione di Introbio con il Comandante Maresciallo Antonio De Vincenzo sono intervenuti all’Unitre Valsassina nella saletta Pensa della Comunità Montana per mettere in guardia sul come la criminalità, anche nei nostri paesi, sia capace, attraverso artifizi e raggiri, di ingannare gli anziani e le persone in buona fede per carpirne un ingiusto profitto.

E’ necessario prestare attenzione e diffidare di chi, soprattutto al telefono in anonimato o sotto falsa identità, chiede informazioni personali. Se si avverte un qualunque pericolo di truffa, o si ha la percezione di parlare con finti agenti delle Forze dell’Ordine, finti avvocati, finti funzionari Inps… l’elenco è lungo, è utile contattare le Forze dell’Ordine o comporre il numero 112. I truffatori, sostengono i Carabinieri presenti, colpiscono, con i metodi più disparati e dopo attento studio delle abitudini delle vittime designate, le persone più fragili e sole che oltre al danno economico sono soggette a un dramma psicologico. Inoltre i truffatori, per evitare che la vittima chieda aiuto, tengono la linea telefonica occupata con ogni pretesto incalzando sulla comunicazione della falsa notizia in merito ad esempio a un incidente inesistente capitato a una persona cara…

Il Comandante elenca le tipologie più comuni rilevate in Valle oltre alla truffa dei finti agenti:
truffa sui messaggi whatsapp: es. “ciao papà fammi la ricarica di 1000euro perché…ho il telefono rotto non chiamarmi”; truffa dei finti rappresentanti compagnie di forniture: es. finto tecnico del gas che vuole entrare in casa, telefonate che suggeriscono di inserire l’oro nel frigorifero…non è fantasia, bisogna considerare che più avanza l’età e più si è sensibili e indifesi; truffa del call center: il finto operatore fa domande banali e induce la vittima a rispondere con un sì, in questo modo si rinnovano contratti di fornitura o si autorizza altro, mai rispondere con un sì al telefono; truffa della falsificazione dell’identità o spoofing; truffa del falso amico; truffa dello specchietto, facendo credere alla vittima di aver urtato l’auto e, paventando lo spauracchio del sovrapprezzo dell’assicurazione, la si induce a sborsare ingenti quattrini; la truffa del bancomat detta skimming per il lettore posto sotto o sopra la tastiera, effettuata anche con videocamera; la truffa delle banconote bloccate c.d. cash trapping; truffa della email ingannevole; truffa telefonica o vishing con richiesta di dati; truffa sentimentale detta love scam, molto comune in Valsassina, che arriva anche al ricatto della persona offesa illusa di aver trovato una relazione amorosa…; truffa nella compravendita on line che ha coinvolto diversi commercianti storici locali e truffa nella compravendita con metodo “alla nigeriana”: ad es. non ho ricevuto il pagamento, anticipo di ingenti somme di denaro, pacchi di merce non corrispondenti alla commessa, tasse doganali non dovute…; frode dell’intelligenza artificiale: ci sono stati dei periodi che i Carabinieri di Introbio hanno rilevato fino a 10 casi al giorno di frodi informatiche.

I Militari precisano che pagamenti richiesti con poste pay sono sempre a rischio, e condividere un documento via social che divulga i nostri dati può rovinarci la vita, come è capitato a un ragazzo di Introbio che, inviando la sua busta paga via mail per accedere a una finanziaria, si è visto rubare 20mila euro. Quindi prudenza, non rispondere al telefono se non si conoscono i titolari dei numeri telefonici, aprire la testa e gli occhi di fronte a chi ci chiede dati e informazioni.

…”quando Pinocchio cominciò a camminare da sé… saltò nella strada e si dette a scappare. E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere…alla fine e per buona fortuna capitò un carabiniere il quale…si piantò coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada, coll’animo risoluto di fermarlo e d’impedire il caso di maggiori disgrazie. Ma Pinocchio quando si avvide del carabiniere s’ingegnò di passargli…frammezzo alle gambe. Invece…il carabiniere lo acciuffò per il naso e lo riconsegnò nelle mani di Geppetto…”. Questa è la narrazione dell’incontro di Pinocchio coi Carabinieri.

Il libro di Carlo Collodi, pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini, pubblicato a Firenze per la prima volta nel 1883, va al di là della letteratura per l’infanzia, per questo è il romanzo più famoso nel mondo, ed è ambientano all’indomani dell’Unità d’Italia, in un clima di confusione con poche regole in cui i ragazzi, per lo più abbandonati a loro stessi, non sapevano cosa mettere insieme per pranzo e per cena, quindi bighellonavano tra furfanti e furbacchioni…che insegnavano loro a diventare ladri e truffatori professionisti.
…Il trattato di aritmetica di Pinocchio fu lanciato nella rissa sulla testa di Eugenio, un compagno di Pinocchio. I Carabinieri allora, constata la proprietà del libro, intimarono a Pinocchio che urlava la sua innocenza vera quella volta, di seguirli…”il burattino era fuori di sé…le gambe gli tremavano, la lingua gli era rimasta attaccata al palato. Eppure in mezzo a quella specie di rintontimento, una spina acutissima gli bucava il cuore: il pensiero di dover passare sotto le finestre di casa della sua buona fata in mezzo ai carabinieri…Avrebbe preferito piuttosto di morire”.
Ecco la coscienza che torna: il pungolo che ci fa sperare in una metamorfosi umana che ancora prova dolore e dispiacere di fronte male.

Con Regio Decreto del 13 luglio 1814, Vittorio Emanuele I istituiva il Corpo dei Carabinieri Reali con lo scopo di garantire anche la sicurezza pubblica e la tutela dell’ordine pubblico. Dopo L’Unità d’Italia il Corpo entrò a far parte delle Forze Armate Italiane del Regno d’Italia prima e della Repubblica Italiana poi.
L’art. 640 del codice penale contempla il reato di truffa:”Chiunque con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da se mesi a 3 anni e con la multa…”. La pena è della reclusione da 1 a 5 anni se il fatto è commesso a danno dello Stato o di un ente pubblico, o dell’U.E. o per esonerare taluno dal servizio militare. Se il fatto è commesso ingenerando nella persona offesa timore di un pericolo o l’erroneo convincimento di dover eseguire un ordine dell’Autorità. Se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici idonei a ostacolare la propria o altrui identificazione. Se vi è l’aggravante di cui all’art. 61, n. 5 c.p. ossia la sussistenza della minorata difesa che ricorre ogniqualvolta l’autore del reato approfitta di circostanze di tempo, di luogo, di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa.
Il reato è procedibile a querela della persona offesa salvo la procedibilità d’ufficio in presenza delle aggravanti. La competenza è del Tribunale, l’arresto è facoltativo, la custodia cautelare in carcere è consentita solo nelle ipotesi aggravanti citate.

La truffa è un delitto contro il patrimonio mediante frode, può essere commesso da chiunque ponga in essere la condotta descritta. Tuttavia la truffa può essere considerata anche un reato plurioffensivo, perché ad essere pregiudicata dal delitto di truffa è anche la capacità di libera e autonoma scelta della vittima che, necessariamente, deve cooperare anche se la sua volontà è condizionata dall’errore o dall’inganno.
L’artificio consiste in qualunque forma di espediente che alteri la percezione della realtà da parte della vittima e il raggiro è qualsiasi modalità ingannatoria di manipolazione del soggetto. Per ingiusto profitto s’intende un’utilità di qualsivoglia natura che al reo non spetterebbe: l’indebita apprensione di un profitto da parte del soggetto agente provoca un consequenziale danno a chi lo subisce con effettivo pregiudizio economico.

La frode informatica o elettronica consiste nel penetrare attraverso un PC all’interno di altri PC o server che gestiscono servizi con lo scopo di rubare dati o ottenere tali servizi gratuitamente, o clonare account di inconsapevoli utilizzatori. Queste frodi presuppongono l’utilizzo del POS, un apparato elettronico di trasmissione dati che collega i singoli esercenti con la società emettitrice e consistono nell’abuso di leggere, memorizzare e trasmettere dati delle carte di credito contenute nella banda magnetica: come gli sniffer, apparati elettronici che ricodificano le carte rubate o false catturando i dati in uscita dal POS. Oppure tramite il dirottamento dei dati con la cattura, da parte di un computer collegato alla linea telefonica, dei dati riguardanti ad esempio la falsificazione delle coordinate di accredito per dirottare gli importi su un altro conto. La frode informatica, introdotta dalla legge n. 547/1993 è disciplinata dall’art. 640Ter c.p. Le condotte fraudolenti sono 3: la prima consiste nell’alterazione del funzionamento del sistema informatico; la seconda coincide con l’intervento, senza diritto, con qualsiasi modalità, su dati, informazioni o programmi contenuti nel sistema; la terza riguarda l’intervento sulle informazioni, ovvero sulle correlazioni fra i dati contenuti in un elaboratore.
Tra le precauzioni possibili il feeback rappresenta una forma di auto-garanzia.
Purtroppo tutti siamo spiati e a volte, senza la dovuta attenzione, ingannati.

MARIA FRANCESCA MAGNI

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