Il prof. Enrico Baroncelli, Presidente dell’Unitre Valsassina, il 5 Febbraio 2025 presso la sede della Comunità Montana della Valsassina Val d’Esino Valvarrone e Riviera, ha puntualizzato le ragioni storiche del conflitto Russia-Ucraina.
La storia dell’Ucraina è vecchia quanto l’Europa, grandi migrazioni di popoli del Nord e del Sud la percorsero in groppa ai cavalli, in lunghe carovane, nelle steppe gelate e nei boschi di betulla, al di là e al di qua del fiume Dnipro. L’Ucraina venne chiamata, sin dal suo primo insediamento umano, il “cestino del pane” per i suoi estesi campi di grano che garantivano o contribuivano a garantire la sopravvivenza in tutta Europa, Italia compresa. Il grano ucraino, insieme ai granai della Russia, davano il pane a milioni di persone nel mondo, persino negli USA.
Inoltre l’Ucraina possiede vasti giacimenti di carbone e di ferro: l’industria siderurgica di Mariupol era il fiore all’occhiello in Europa, adesso dell’antica gloria rimangono solo le macerie e il rumore del vento sulle ferraglie arrugginite tra le case sventrate dalle bombe e dai droni…come si può evincere dai video, visibili da tutti, di Vittorio Rangeloni di Barzio, un giovane che si è esposto molto rischiando tutto, anche la vita, per evidenziare le storture e le sue verità, nel bene e nel male.
Fu con l’istituzione dello stato medievale della Rus’ di Kiev ad opera della tribù dei Poliani nel IX secolo che l’Ucraina divenne una delle nazioni più avanzate d’Europa e conobbe l’età dell’oro e la cristianizzazione con Vladimir il Grande, in pratica fece il suo ingresso nella storia. Ma, nel 1139, con la frammentazione feudale nella Rus’ di Kiev i re kievani si contesero il trono della Terra di Rus’ mentre a sud incursioni turche ridisegnavano i confini. Nel XIII secolo la Rus’ di Kiev fu distrutta dall’invasione mongola e il Principato di Galizia (Austria) e Volinia (Russia) gli succedette. Il principe Danilo di Galizia venne incoronato Re di Rus’ da un arcivescovo papale e il principato divenne il Regno di Rutenia (nome medievale della Rus’ di Kiev). Il Regno presto decadde a causa del malgoverno dell’aristocrazia. Nel XIV e XV secolo, molti territori ucraini entrarono a far parte del Granducato di Lituania, mentre la Galizia e la Zakarpatia si sottoposero al dominio polacco e ungherese. In seguito all’Unione di Lublino nacque la Confederazione polacco-lituana.
Nel 1648 i cosacchi ucraini si ribellarono al dominio polacco e fondarono l’Etmanato di Ucraina che sfociò nel periodo delle guerre civili noto come Ruina. L’Etmanato tuttavia prosperò sotto il governo di Ivan Mazepa che si alleò con gli svedesi per liberarsi dell’influenza russa. L’esercito svedese-ucraino venne sconfitto dalla Russia nella battaglia di Poltava con la conseguente distruzione dell’Etmanato. Pylyp Orlyk, l’ultimo Hetman eletto, scrisse la prima costituzione ucraina.
In seguito alla conquista russa del khanato di Crimea e alla spartizione della Polonia nel 1793, la Russia e l’Austria controllarono per oltre 100 anni tutti i territori dell’attuale Ucraina. La russificazione si accentuò verso il 1840 facendo capo a Kiev.
Il nazionalismo ucraino iniziò a svilupparsi proprio nel XIX secolo e maturò negli anni della Prima guerra mondiale quando la Russia fu travolta dalla Rivoluzione del 1917 e l’Austria venne sconfitta. Nel 1922 l’Ucraina divenne parte dell’Unione Sovietica al cui destino rimase legata sino al 1990. La collettivizzazione imposta da Stalin ai popoli dell’Ucraina nel 1932-33 culminò con la crudele manifestazione dell’holodomor, il genocidio per fame dei contadini ucraini, o kulachi, restii a sottoporsi al regime russo. Durante la Seconda guerra mondiale i nazionalisti ucraini aprirono le porte ai nazisti tedeschi pensando di trovare appoggio per l’indipendenza ucraina, addirittura si arruolarono nelle SS e collaborarono per l’internamento di migliaia di ebrei ucraini…sostituirono la statua di Lenin con quella di Bandera…ma vennero traditi dal regime nazista che, una volta raggiunto lo scopo delle deportazioni degli ebrei, si disinteressò del destino dell’Ucraina. E’ curioso che la dottrina del muro di ferro, elaborata nel 1923 dall’ebreo di Odessa Ze’ev Jabotinsky, uno dei padri della destra revisionista sionista, sia stata fatta propria dalla classe politica dell’odierno Israele, considerando che solo in quella città ucraina vennero deportati dai nazisti oltre 30mila ebrei. Lo sterminio è ricordato sui libri di storia come la “strage di Odessa”. Jabotinsky fu un grande ammiratore di Mussolini. Il suo saggio “Il muro di ferro” è diventato con gli anni il sinonimo dell’uso della forza e della conquista territoriale per ‘fare diventare grande Israele’, oltre a negare uno Stato palestinese. Il segretario politico di Jobotinsky era Benzion Netanyahu, il padre di Benjamin Netanyahu, l’attuale premier d’Israel.
Con la caduta dei regimi comunisti, nel 1980 in Ucraina riemerse la tendenza nazionalista e il 24 agosto del 1991 il Paese proclamò l’indipendenza dall’Unione Sovietica. L’Ucraina dovette affrontare complesse trattative con la Russia e gli Stati Uniti per lo smantellamento dell’arsenale nucleare sovietico e l’avvio di una difficile transizione alla democrazia e all’economia di mercato. Questo passaggio si rese ancora più arduo, e forse lo è ancora, per la varietà dei gruppi etnici, storici e culturali legati a doppio filo alla Russia. Sono seguiti anni turbolenti, con manifestazioni, guerriglie, rappresaglie, la ‘rivoluzione arancione’ della dignità detta di Maidan filoeuropea nel febbraio 2014 impose al presidente filorusso Janukovic di acconsentire a nuove votazioni, in quell’occasione morirono oltre 100 civili ricordati in seguito come i “Cento del Cielo”…la tormentata vicenda elettorale palesava la frattura tra le regioni orientali russofone e russofile e quelle occidentali favorevoli a riforme economiche e integrazione europea.
Nel marzo del 2014 i filorussi ucraini assunsero il controllo delle basi militari in Crimea e il Consiglio Supremo della Repubblica Autonoma di Crimea votò la secessione dall’Ucraina e la richiesta di annessione alla Federazione russa, decisione confermata da un referendum popolare con il 97% dei voti favorevoli. Tale decisione non venne riconosciuta a livello internazionale e dall’UE. Nel frattempo si sciolse il Parlamento ucraino e vennero indette nuove elezioni, andate deserte nelle regioni orientali di Donetsk e Lugansk che ribellandosi al potere centrale si proclamarono unilateralmente repubbliche indipendenti il 12 maggio 2014. USA e UE in quei territori emanarono pesanti sanzioni economiche. Successivamente il settore orientale diventò teatro di sanguinosi scontri tra i separatisti e l’esercito ucraino fino ai nostri giorni. Il Protocollo di Minsk, capitale della Bielorossia, venne sottoscritto il 5 settembre 2014 da Ucraina e Russia con lo scopo di raggiungere l’immediato cessate il fuoco e finalizzato a porre fine al conflitto nel Donbass, però senza il riconoscimento delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. L’accordo fu firmato sotto l’egida dell’OCSE, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Tuttavia il Protocollo non venne mai rispettato nè dall’Ucraina con continue incursioni nel Donbass nè dalla Russia con ingenti rafforzamenti militari. Nel 2019 le consultazioni elettorali favorirono l’attuale Presidente Zelenskij, che potè contare sulla sua popolarità televisiva di satira politica, nel pieno di una dilagante corruzione e profonda crisi economica. La formazione politica pro-Europa e pro-Nato di Zelenskij ottenne il 43% dei voti, il miglior risultato dell’indipendenza dell’Ucraina.
Nel 2021 si sono riacutizzate le tensioni tra Mosca e Kiev con la proposta di adesione dell’Ucraina alla Nato. Fallito ogni tentativo di mediazione politica, nel febbraio 2022 la Russia ha avviato una ‘operazione militare speciale’ invadendo la regione di Kiev, mobilitando milizie anche irregolari e paramilitari. L’avanzata russa è proseguita lentamente ostacolata dalla controffensiva ucraina. I Paesi occidentali, tra i quali l’Italia, hanno reagito con durissime sanzioni economiche, quali ad esempio il congelamento delle riserve russe di valuta straniera, l’espulsione di alcune banche, il blocco delle importazioni dalla Russia di gas e petrolio. Nel giugno del 2022 il Consiglio europeo ha approvato la richiesta dell’Ucraina a membro dell’UE e ha sostenuto la sua difesa con apparati di intelligence e armamenti. Si stima che dall’inizio delle ostilità siano deceduti più di 10mila civili e centinaia di migliaia di soldati da ambo le parti, le stime contano 4milioni di sfollati e 8milioni di profughi.
Oggi le guerre si combattono coi droni, insidiose macchinette che non hanno neanche il ronzio di un moscerino, ma sono capaci di uccidere e massacrare decine di soldati in un colpo solo…anche la criminalità, la mafia, i narcotrafficanti, i terroristi si avvalgono di questi aggeggi perché costano poco e mirano l’obiettivo con l’IA. Sono 150mila i droni che vengono costruiti in Ucraina ogni mese. I droni drago russi rilasciano un calore distruttivo di 2000 gradi, bruciano e desertificano…
Credo che i soldati al fronte, se sopravviveranno alle orribili trame di guerra, dovranno combattere con le ombre di questi piccoli mostri meccanici… come il coyote della Disney con la testa sempre sfiorata da una pallottola…soltanto che qui i soldati non sono in un cartone per far ridere…
Il poeta e pittore ucraino Taras Sevcenko nacque a Morynci, un piccolo villaggio vicino a Kiev, il 9 marzo 1814 come servo della gleba, il suo signore, constatate le doti del servo Taras, lo portò in Russia a studiare arte, qui ottenne 2 medaglie d’argento per i suoi dipinti: “Giovane mendicante porgente il suo pane a un cane” e per un paesaggio. Morì a Sanpietroburgo il 10 marzo 1861, dopo aver subito il carcere e l’esilio.
Nel 1844, afflitto dall’oppressione zarista e dalla distruzione della terra ucraina con il poema ‘Il sogno’ criticò aspramente la politica imperiale, ma i suoi giudizi ritenuti pericolosi gli costarono la libertà e tribolazioni per tutta la vita.
“…il nostro vecchio Dnipro, steso fra le colline, sembra un bambino nella cuna…”.
“…quando morrò seppellitemi sull’alta collina, nella nostra steppa, della bella Ucraina, che si vedano i campi e il Dniepr stizzito…”.
Il poeta e scrittore russo Sergej Esenin nacque a Kostantinovo il 3 ottobre 1865 e morì a Sanpietroburgo il 28 dicembre 1925. La sua famiglia era contadina, ma Sergej, pur aiutando nei campi, cominciò a scrivere poesie all’età di 9 anni. Si trasferì a Mosca e frequentò l’Università Statale, poi si stabilì a Sanpietroburgo. Nel 1916 pubblicò Radunica. Amava il folklore e la sua madre Patria, questo sentimento tanto forte lo esprimeva in liriche ardenti, dolci e leggere, per i luoghi e i profumi della sua Rus’… Esenin divenne il poeta del popolo russo, nonostante la sua vita avventurata. Sostenne la rivoluzione d’ottobre del 1917 credendo che avrebbe comportato una vita migliore, ma si disilluse subito dopo arrivando a criticare il governo bolscevico con la poesia: “L’ottobre severo mi ha ingannato”. Ebbe un figlio, Aleksandr Esenin Volpin, poeta e matematico che criticò, come Sacharov, l’Unione Sovietica degli anni sessanta. Alla fine della sua vita sregolata trovarono Esenin suicida nella camera di un hotel, qualcuno pensa invece sia stato ucciso dalla GPU.
“…una rosa bianca con un rospo nero, avrei voluto sulla terra far sposare. Eppure non si sono avverati, non si sono realizzati questi propositi dei giorni dorati…ma siccome i diavoli hanno fatto il nido significa che gli angeli vivevano nell’animo mio…voglio all’ultimo minuto chiedere a quelli che saranno con me…che mi mettano vestito di una camicia russa a morire sotto le icone…”.
MARIA FRANCESCA MAGNI